La Gerusalemme di San Vivaldo

La chiamano la Gerusalemme di Toscana, la conoscevano come la Bibbia dei poveri

San Vivaldo è da sempre meta di passeggio. Ci si va la domenica, di solito dopo un pranzo in osteria o prima della merenda pomeridiana. Ci si va a cercare l’ombra e per l’aria fina, per il silenzio e la pace che qui, sono tutti ben attenti a rispettare.

Perché San Vivaldo è prima di tutto un luogo di fede e pellegrinaggio.

Le sue origini risalgono al 1300, quando il Beato Vivaldo, un terziario francescano, si ritirò a vita eremitica nei suoi boschi. Secondo un antico testo del XVI secolo visse per vent’anni all’interno di una minuscola cella scavata nel cavo di un castagno. Venti anni di rinunce, digiuni e stenti.

Alla sua morte, i fratelli francescani costruirono una cappella in suo nome e nel 1355, laddove era morto, edificarono la stessa chiesa che vediamo oggi.

Nel 1500, in seguito all’insediamento dei Frati Francescani Minori, s’iniziò la costruzione di un complesso di cappelle disposte, in scala ridotta, secondo la pianta della Gerusalemme dell’epoca. All’interno di ogni tempietto, dei bassorilievi in terracotta policroma di tradizione robbiana, raffiguranti le scene della passione di Cristo.

Fu grazie a una bolla papale di Leone X – che concedeva l’indulgenza a chi lo visitava – che il Sacro Monte di San Vivaldo, conosciuto anche come la Gerusalemme di Toscana, divenne meta di pellegrinaggio  per tutti coloro che non potevano andare in Terrasanta.

La scelta del bassorilievo in terracotta policroma rispondeva alla missione apostolica dei francescani, che come gli altri ordini mendicanti, erano frati predicatori. La necessità di far capire la parola di Dio li spinse verso un linguaggio che parlasse a tutti, anche agli analfabeti.

Le scene, i volti, i dettagli di questa bibbia dei poveri sono realistici, chiari, comprensibili. L’ultima cena è imbandita come un desco rinascimentale ad esempio; le espressioni sono enfatiche, i personaggi riconoscibili: nella scena della lavanda dei piedi, Giuda il traditore, l’ultimo a sinistra, ha il volto arcigno e stringe in mano, avaro, le monete del suo tradimento. Il messaggio è concreto e di forte impatto emotivo.

Dal 1° aprile al 31 ottobre le 17 cappelle del Sacro Monte di San Vivaldo sono aperte dalle 15.00 alle 19.00 nei giorni lavorativi e dalle 10.00 alle 19.00 nei festivi.

Dal 1° novembre al 31 marzo rispettano l’orario pomeridiano dalle 14.00 alle 17.00.

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