Lungo la 31° tappa delle Via Francigena, luoghi del silenzio e dell’accoglienza

In Valdelsa, ottobre è il mese della Via Francigena. L’appuntamento annuale d’inizio mese, affianco ai pellegrini e ai cavalieri erranti di millenaria memoria, si ripete grazie agli amici di Castelnuovo d’Elsa, un piccolo borgo a due passi dalla Pieve di Coiano, una dei punti sosta lungo la trentesima tappa della Via Francigena (il programma si trova sulla pagina FB dell’Ufficio Turistico di Castelfiorentino). Da Gambassi Terme – arrivo della stessa tappa – partecipiamo alla celebrazione di questo tracciato di trame umane, storiche e culturali, approfondendo la conoscenza di due punti sosta che alleggeriscono il passo tra Gambassi e San Gimignano, lungo la tappa successiva,  la trentunesima verso sud.

Il Santuario di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza di Pancole 

Lasciato alle spalle il paese di Gambassi Terme, il Santuario di Pancole si trova a 5 Km da S. Gimignano: s’incrocia, letteralmente, lungo la 31° tappa della Via Francigena.  

La leggenda narra che un tempo, vi sorgesse un tabernacolo viario, con un’immagine della Madonna con il Bambino, dipinta da Pier Francesco Fiorentino tra il 1475 e il 1499. Con il tempo e l’incuria il tetto che la custodiva crollò e la natura fece il resto. I rovi la nascosero alla vista per anni, fin quando, nell’aprile del 1668 una giovane pastorella muta dalla nascita, di nome Bartolomea Ghini, non vi s’avvicinò col suo gregge. Erano anni di miseria e siccità per la Valdelsa e la piccola, affamata, si lasciò andare a un pianto disperato. Le apparve all’improvviso una Signora che la invitò a correre a casa. Nella dispensa avrebbe trovato farina, olio e vino in quantità. Fu così compiuto il miracolo e la pastorella, che aveva riacquistato anche la voce raccontò a tutti del suo provvidenziale incontro. Si racconta poi che nell’impeto di liberare l’icona dai rovi, per riportarla finalmente alla luce, un colpo di roncola la danneggiò per sempre. Ancora oggi sull’affresco rimane visibile il segno dello sfregio all’altezza del naso della Vergine.

Il santuario, così come ci appare oggi, è una ricostruzione degli Anni ’50 del Novecento. Nel 1944 infatti la chiesa era stata bombardata e si era salvata solo la l’immagine sacra della Madonna. Al posto degli affreschi e dei marmi colorati che un tempo decoravano la cappella, oggi centinaia di ex voto che la comunità di Pancole e i numerosi visitatori da anni portano in dono alla Madonna di Pancole. Per i camminatori, anche per chi non sia mosso dalla fede, non sarà difficile percepire la sacralità e la spiritualità di questo luogo. 

La Pieve di Santa Maria Assunta di Cèllole Ultima tappa prima dell’arrivo – e preparatevi perché gli ultimi chilometri sono su asfalto, lungo un percorso piuttosto trafficato – la Pieve di Cellole è adagiata in cima a un piccolo colle da cui si apre una splendida vista sulla campagna prima e sulle torri medievali di San Gimignano in lontananza. Adagiata non è un eufemismo perché, nonostante il vento che la batte nelle giornate più terse, questa piccola chiesa di campagna è un angolo di calma e compostezza.

La chiesa, già ricordata nel 949 con la precedente intitolazione a San Giovanni Battista, venne riedificata nel 1190 al tempo del pievano Ildebrando, come si legge nell’iscrizione in latino alla base dell’antica torre campanaria.

Ildebrando sorprendentemente è ricordato ancora nei primi del Duecento e di nuovo nel 1250. Sembra essersi occupato di tutti i lavori che interessarono la Pieve e l’annessa canonica. Oltre alla longevità del pievano non meno sorprendenti sono i motivi decorativi che decorano gli archetti dell’abside della chiesa, sia all’interno che all’esterno: un’enciclopedia di roselline, stelle, girali, alberelli e intrecci di nastri in cui perdersi facilmente. 

L’interno, profondamente buio, illuminato a fatica dalla bifora della facciata, è diviso in tre navate e scandito da colonne su cui poggiano gli archi a tutto sesto. I capitelli ungulati sono arricchiti da rosette anelli e altri motivi tipici dell’architettura valdelsana.  In questo luogo di passaggio, conviene fermarsi per scattare qualche foto, per beneficiare dell’aria fresca o semplicemente per godersi la quiete e il silenzio di un piccolo agglomerato dalle antiche origini etrusche.