Oltre al porcino c’è di più…
Il nome ufficiale è Craterellus cornucopioides, chi lo cerca lo chiama trombetta dei morti, per chi lo cucina è il tartufo dei poveri. Stiamo parlando di un fungo, nero come il Boscotetro di Tolkien, dall’aspetto certo poco invitante ma particolarmente ricercato. Si trova nei boschi intorno a Gambassi, nei mesi autunnali, tra ottobre e dicembre e chi lo conosce non se lo lascia scappare perché non solo è una gioia del palato scottato in padella con olio, aglio e prezzemolo, ma se essiccato [in formo a temperatura bassa] e polverizzato, è un pass partout per i pranzi uggiosi da frigorifero vuoto: bastano due spaghetti, un filo d’olio e una spolverata di trombette dei morti per sentirsi un re!
Da queste parti, andare a funghi è un mestiere e una passione che si passa di nonno in nipote; i boschi ne sono pieni, ognuno ha i suoi segreti e non pensiate che vi indichino la strada! Per questo noi seguiamo la Signora Arcangela, cresciuta nei querceti col padre boscaiolo, una maga non solo in cucina ma anche sulle piste dei cercatori di funghi. Tra maggio – il tempo dell’assaggio dice il proverbio – e dicembre, sa quando e dove cercarli. Li indica coi nomi di qui: le penneggiole, il cimbalo imperiale, il nuvoloso, le ditole, i finferli, il lardaiolo bianco e quello rosso. E poi li cucina, sulla griglia, oppure in padella, dove li fa appassire con aglio, olio, peperoncino e un po’ di pomodorini freschi sul finire, quei pochi che rimangono negli orti più assolati [meglio non aver fretta ai fornelli, i funghi hanno bisogno di almeno 20 minuti di cottura a fuoco basso].
In autunno vi consigliamo di venire a trovarci, i boschi cambiano colore, i sentieri si coprono di foglie, l’aria si satura di quell’odore dolciastro che preannuncia il letargo invernale. Vi invitiamo a camminare con noi, a cercare i funghi senza rischi, a mangiarli al caldo come fareste a casa di amici!