Itinerari a piedi intorno a Gambassi Terme
Avete presente il detto Quello che conta non è la destinazione, ma il viaggio? Nel caso di questo itinerario fuori-posto, non potrebbe esserci frase più azzeccata.
Partendo da Gambassi Terme, direzione San Gimignano, lungo la strada volterrana si oltrepassa il Castagno e si svolta a destra verso Pian della Sala / Libbiano. Basta questa semplice deviazione per ritrovarsi catapultati in un luogo senza tempo in cui mito e storia si intrecciano indissolubilmente.
“…il ricordo di un paese che fu, nel tempo lontano, di cui non rimangono che miseri resti di una bellezza grandiosa e triste” – Romualdo Pantini, scrittore.
Le Rovine e la Riserva Naturale di Castelvecchio
Su una rupe di roccia calcarea a 600 metri di altezza, sorgono le Rovine di Castelvecchio, nascoste gelosamente da un fitto bosco di alberi secolari, in quei 700 ettari di bosco che compongono l’omonima riserva naturale. Per raggiungerle bisogna partire da Pian Della Sala e da lì proseguire a piedi seguendo il sentiero tracciato dal CAI. Sembrerà di perdersi nel silenzio assordante della natura. Nient’altro che querce, faggi e macchia mediterranea fin quando, tra la ricca vegetazione, non spunterà l’alta torre del mastio del Castrum Vetus.
Dal sito del Gruppo Storico di Castelvecchio, l’associazione che dal 1979 ne sta riportando alla luce i resti, leggiamo:
Castelvecchio è un luogo che merita tanti PIÙ. E’ il PIÙ grande borgo medievale della zona , il PIÙ antico tra quelli conosciuti, il PIÙ affascinante per l’ambiente che lo circonda, il PIÙ conservato anche se danneggiato dalla vegetazione, il PIÙ trascurato nei secoli fino a circa trenta anni fa, il PIÙ frequentato dai volontari che operano per salvarlo, il PIÙ solitario per l’ubicazione in mezzo ai boschi.
E quindi qualche numero: quarantuno fabbricati riemersi, in un’area archeologica di circa tre ettari. Gli edifici, di solito a pianta rettangolare non sono allineati, non seguono una griglia urbanistica ma, come è consuetudine nel Medioevo, rispettano l’andamento topografico del terreno e la presenza di rocce sporgenti, in questo caso calcaree. Piuttosto tipici i collegamenti tra i diversi fabbricati, muri di vario spessore che servivano come strutture difensive interne alla cinta muraria. Anche la chiesa di Santi Giovanni e Frediano – l’edificio meglio conservato – ha un suo impianto difensivo costituito da muri e fabbricati adiacenti.
Non è un caso che fin dal XII secolo sia menzionata come cittadella fortificata dei vescovi di Volterra. Questi sono territori di confine e di contesa: Volterra e San Gimignano guerreggiano per il controllo del territorio e dopo anni di lotte, alla metà del Duecento, Castelvecchio è presa dai sangimignanesi.
La decadenza di Castelvecchio inizia inesorabile nel XV secolo. Senza esercito, né protezione, il castello diviene facile preda d’invasioni e violente pestilenze che ne decimano la popolazione. San Gimignano, noncurante, condanna all’oblio il suo antico avamposto. Ormai nel XVI secolo il castrum è abitato solo per brevi periodi da boscaioli, carbonai e pastori. Fu poi completamente abbandonato e, addirittura, dimenticato.
Vi consigliamo si seguire le indicazioni escursionistiche di Toscana Natura, o di scaricare il tracciato da wikiloc. Un percorso più breve rispetto a quello che parte da Libbiano, nella parte meridionale della riserva naturale di Castelvecchio, ha inizio nell’area di sosta di San Donato.
Ultimo avviso ai lettori. Alcuni cantieri di scavo potrebbero essere chiusi al pubblico. Vi consigliamo di contattare il Gruppo Storico di Castelvecchio per chiedere informazioni e dettagli, al 349 2955246 o scrivendo a info@castelvecchiodisangimignano.it.